Giornata PCTO presso Paestum delle classi 4ªS1 e 4ªS2

Il 12 dicembre, presso la sala congressi ex tabacchifici SAIM di Capaccio Paestum (SA), si è tenuto il 7° incontro dedicato al progetto “Res Cogitans, ..."

Il 12 dicembre, presso la sala congressi ex tabacchificio SAIM di Capaccio Paestum (SA), si è tenuto il settimo incontro dedicato al progetto ““Res Cogitans, dialogo tra Arte, Filosofia e Scienza: Blaise Pascal, un genio multiforme”. Alla conferenza hanno partecipato in presenza le classi quarte degli indirizzi scientifico e linguistico dell’Istituto “Telesi@”.
La giornata si è aperta con la visita durante la mattinata del sito archeologico UNESCO di Paestum. I ragazzi sono stati guidati da un’esperta alla scoperta di una delle più importanti testimonianze storiche del nostro territorio. Paestum venne fondata dai greci intorno al VII sec. a.C. con il nome di Poseidonia. Successivamente venne occupata dai Lucani fino al 273 a.C. quando Roma la colonizzò e le diede il nome attuale. La città, di cui è nota l’intera estensione, è stata solo parzialmente riportata alla luce attraverso gli scavi archeologici. L’area attualmente visitabile è divisa in due aree sacre ed una pubblica. Delimitata da imponenti mura risalenti al V-III secolo a.C., esibisce, lungo la direttrice del cardo romano, gli edifici principali: a nord si trova il tempio di Atena, un tempo creduto di Cerere, del 500 a.C. circa, mentre, al centro, si estende l’area pubblica, risalente a due epoche distinte; sull’agorà della città greca si affacciavano l’ecclesiasterion, adibito alle riunioni dell’assemblea, del V secolo a.C., e un importante edificio a forma di sacello, forse luogo di culto o tomba dei fondatori della città. A sud, invece, troviamo un complesso eccezionale, soprattutto per l’ottimo stato di conservazione degli edifici, costituito da: il grande santuario urbano di Era, con due magnifici templi dedicati alla dea, la cosiddetta “Basilica”, del 540 a.C. circa, e quello chiamato “di Nettuno”, del 460 a.C. Tutti e tre i templi sono una delle migliori testimonianze dell’ordine dorico in Occidente.
La visita si è spostata poi nel museo del parco archeologico, dove è conservato tutto ciò che è stato rinvenuto anche negli ultimi. Dal 1952, data di inaugurazione del museo, la struttura ha avuto numerosi ampliamenti grazie all’instancabile attività di studiosi e alle numerose campagne che dal dopoguerra ad oggi si sono susseguite rendendolo sede di un patrimonio storico e artistico di inestimabile valore.
Nel pomeriggio gli alunni hanno partecipato alla conferenza, che si è divisa in due parti presiedute da diversi relatori. Ad aprire il convegno è stato il professore Raffaele Carbone, con un intervento intitolato: “Immaginazione, consuetudine e potere nei pensieri di Pascal.” Il relatore ha iniziato il suo discorso con una panoramica riferita alla lunga tradizione filosofica sull’immaginazione, già analizzata da Aristotele e lungamente trattata anche nel medioevo e nell’età moderna, passando dalla tradizione stoica a autori quali Marsilio Ficino e Montaigne. È proprio dal filosofo francese che parte il collegamento con la seconda tematica, ossia la consuetudine, in francese “coutume”, dato che “è grazie all’immaginazione che le credenze si diffondono fino a diventare costumi saldamente radicati nel tessuto sociale”. Dunque tutte le abitudini che noi acquisiamo sin da bambini e che per noi sono normali hanno un’origine immaginativa, e soprattutto questo evidenza come esse non sono assolute ed eterne, ma c’è un gruppo che le ha create e alimentate e nel corso del tempo si sono radicate. Dopo una disquisizione sulle varie sfumature del concetto di “coutume” viene introdotto il collegamento che i primi due concetti trattati hanno con il potere, che è stato oggetto dell’interesse di Pascal. Egli ha analizzato infatti proprio il rapporto tra tutti quei protocolli che chiamano in gioco i governanti e la consuetudine e l’immaginazione degli uomini. Lo sfarzo aggressivo dei cerimoniali secondo il filosofo incute terrore nei corpi degli individui e abitua le menti al rispetto e alla sottomissione. Il timore suscitato dall’apparizione del re con il suo corteo si trasferisce alla sola figura del sovrano, che viene visto come detentore di un potere sovrumano.
La seconda parte della conferenza, guidata dai professori Sara Rufrano Alberti e Antonio Stabile, ci ha spostato verso orizzonti più scientifici con un intervento intitolato “L’horror vacui dalla filosofia di Aristotele all’effetto Casimir. Gli otto esperimenti di Blaise Pascal”.
Anche qui il tema è stato affrontato con un excursus generale che nasce sempre dal genio intramontabile di Aristotele, con la celebre espressioni “horror vacui”, la quale indica una teoria che afferma che “la natura rifugge il vuoto” (natura abhorret a vacuo), e perciò lo riempie costantemente; ogni gas o liquido tenta costantemente di riempire ogni spazio, evitando di lasciarne porzioni vuote. Numerosi sono stati gli scienziati che in seguito hanno approcciato l’argomento, come Galileo Galilei, Evangelista Torricelli, e ovviamente Blaise Pascal. Fondamentale nello studio del vuoto è stato Il celeberrimo esperimento dell’argento vivo, realizzato da Torricelli nella primavera del 1644 a Firenze. Per confermarlo, Pascal concepì nel 1648 una prova risolutiva. Fece portare un barometro sulla sommità del Puy de Dôme, nel Massiccio Centrale della Francia, dove il livello della colonna di mercurio risultò più basso di alcuni pollici rispetto alla pianura. Pascal interpretò correttamente questa variazione come conseguenza della diminuzione della pressione per l’altitudine. Oggi sappiamo che il vuoto assoluto, e cioè la totale assenza di molecole di gas in un recipiente, è irraggiungibile anche con le pompe moderne più perfezionate e uno spazio “vuoto” contiene sempre molti milioni di molecole. Il cosiddetto vuoto dunque corrisponde a pressioni più ridotte rispetto alla normale pressione atmosferica.
Per concludere, i ragazzi hanno trascorso una bella giornata all’insegna del sapere e della bellezza, vivendo appieno l’aspetto “multiforme” del genio di Pascal.