Buio in sala: La stranizza di Roberto Andò

Prosegue la rassegna Buio in sala. Scene dal secolo breve, ideato e co-progettato dai docenti e dagli studenti delle classi quinte del Liceo Scientifico.

A cura di Alessandra Sanzari 5ªS2- Liceo Scientifico – 

Prosegue con grande interesse la rassegna Buio in sala. Scene dal secolo breve, ideato e co-progettato dai docenti e dagli studenti delle classi quinte del liceo scientifico.

Durante il terzo appuntamento, giovedì 18 gennaio, è stato proiettato La stranezza di Roberto Andò, un film del 2022, interpretato magistralmente da Toni Servillo e da Ficarra e Picone, finalmente affrancati dallo stereotipo di attori macchiettistici.

Il titolo del film prende spunto dalla “stranizza”, un sentimento che riemerge dall’infanzia di Pirandello, che spesso vi era avvezzo, un’allusione alle profonde riflessioni che non gli danno pace, all’inquietudine che non gli permette di realizzare la sua nuova opera teatrale: la storia di quei sei personaggi che gli si parano davanti come sagome scure, incompiute, ma desiderosi di farsi dare una definizione che l’autore non trova, perché forse non esiste. Per il bambino Luigi la soluzione era accoccolarsi sulle ginocchia della balia Maria Stella, così da ammorbidire la paura del vuoto nella mollezza di un abbraccio materno. La “stranezza” del titolo è però anche quella che prende nelle notti di luna piena – un tempo si credeva che alcuni malesseri fossero legati a fenomeni astrali – o l’atmosfera e la sensazione di straniamento che pervade tutto il film.

Il cuore del film non è la narrazione di fatti, bensì il restituire allo spettatore la genesi dell’opera d’arte, le inquietudini, ossessioni e creatività che hanno agitato la mente di Pirandello nel concepire Sei personaggi in cerca d’autore. Dunque La stranezza è un film estremamente meta-narrativo, capace di farci viaggiare nel tempo e nella storia del teatro – come nelle visioni di un autore geniale – fino a farci riappassionare all’odore del palcoscenico che sembra quasi di avvertire. Andò ha dimostrato a critica e pubblico di essere riuscito a veicolare la poetica pirandelliana attraverso i codici del cinema.

Due curiosità: Roberto Andò rende omaggio con La stranezza a Leonardo Sciascia, grande e insuperato cantore ribelle delle terre siciliane e dal quale dice di aver ricevuto una biografia di Pirandello (nella versione di Gaspare Giudice) e a Elio Vittorini. L’incipit del film infatti ricalca il ritorno in Sicilia del protagonista di Conversazione in Sicilia, in occasione dell’onomastico della madre. Anche Luigi Pirandello torna in treno ad Agrigento, per poi dirigersi a Catania, per onorare il collega e amico Giovanni Verga in vista del suo compleanno. Naturalmente il capolavoro di Andò è un omaggio anche alla Stranizza d’amuri di F. Battiato e ai tanti scrittori e poeti siciliani che hanno raccontato l’isola.

…e infine qualche riflessione…

Nella vita di tutti i giorni c’è bisogno di ridere o di riflettere?

Cos’è vero e che cos’è falso? Dove inizia la persona e dove il personaggio?

I due becchini Nofrio e Bastiano esistono o non esistono? Il finale infatti getta una luce ambigua su di loro: Pirandello se li è inventati e sono soltanto due tra i tanti personaggi che gli chiedono udienza perché possano finalmente venire al mondo come creature e, dunque, esistere?  Oppure esistono davvero? Il pubblico resta perplesso proprio come quando assiste a una rappresentazione dei Sei personaggi. In definitiva la lezione pirandelliana è che un attore non è che il suo personaggio e anche la persona esiste solo attraverso la forma. La forma però non è vita e forse la vita è data soltanto al ‘pazzo’, che rifiuta di indossare la maschera e di prendere forma. Tutti gli altri possono decidere se continuare lo spettacolo oppure spegnere le luci della ribalta.