testo di Ginevra De Crosta (5ªS3) e Loris Perfetto (4ªS2). Presentazione Liceo scientifico, 28 gennaio 2024 presso Cinema Modernissimo di Telese Terme. –
Intervistatrice:
Signor Calvino, benvenuto al Telesi@ e buon compleanno! In questi giorni si parla tanto di lei e del suo sogno dell’intelligenza artificiale. Ben quaranta anni fa con le sue Lezioni americane, che non poté mai pronunciare all’Università di Harvard perché la morte ne interruppe la stesura, aveva anticipato temi e preoccupazioni che assillano il nostro presente. Ci parli del suo sogno.
Calvino:
Grazie per l’invito. Non amo rilasciare interviste… Però… farò un’eccezione. Ebbene sì, negli anni Ottanta del Novecento si incominciava a parlare di intelligenza artificiale anche fuori degli ambiti specialistici e in un senso molto diverso da quello che ha oggi per voi. Mi avevano commissionato delle conferenze, dovevo tenerle in America. Una cosa prestigiosa. M’imbarazzava, un po’. E mi attraeva. Pensai a dei valori che, attraversando i secoli, potessero servire al nuovo millennio. Avevo familiarizzato con le galassie, con i buchi neri, con le aporie del tempo. Pensai alla leggerezza. Fu il primo valore al quale mi misi a lavorare. Alacremente. Sì. A volte, attorno a un tema, scattano tutte le potenzialità della scrittura, si parla di sé parlando d’altro. E io volevo raccontare al mio pubblico americano come avesse fatto uno scrittore italiano a fare i conti con la propria lingua, con chi l’aveva usata, con la propria storia e con i libri che gli era capitato di scrivere e di leggere. Togliere peso: era stata la mia ossessione, sin da quel racconto che s’intitola La nuvola di smog. E da lì fino a Collezione di sabbia, senza darlo troppo a vedere, l’ho fatto mio, è diventato la mia bussola di scrittore e di uomo. Nel mito della Medusa, nella storia di Perseo che si salva perché usa il riflesso dello scudo per guardare al mondo, ritrovavo la mia storia. Volevo salvare l’arte della parola, volevo salvare la possibilità che un individuo si metta a raccontare, e attraverso la sua voce porti con sé un mondo, fatto di esattezza, di molteplicità, di visibilità, di coerenza… E che non rinunci alla leggerezza, quella del barone di Münchausen, quella di Cavalcanti, quella di Cosimo sugli alberi… Ma la leggerezza non è mai leggera come si crede, per raggiungerla c’è bisogno di lavoro, di sforzi; bisogna tener duro, avere la fiducia di sbucare dall’altra parte, che il buio finisca, la galleria s’interrompa.
Nelle Lezioni americane cercavo inoltre una sintesi tra cultura umanistica e cultura tecnologica, Umanesimo e tecnologia sono destinati a unirsi al di là di separazioni che appaiono obsolete.
Avevo insomma intuito che la tecnica non può restare lasciata a sé stessa perché è un prodotto squisitamente umano.
Intervistatrice:
Andrea Prencipe e Massimo Sideri, recentemente, per la Luiss University Press, hanno pubblicato due saggi intitolati L’innovatore rampante e Il Visconte cibernetico, nei quali definiscono un particolare approccio alla realtà denominato il “Metodo Calvino”, che si serve della tensione tra opposti “per scorgere le direttive del nuovo millennio”, e attraverso la cultura letteraria anticipare e interpretare le trasformazioni della società. La più importante lezione ricavabile dalla lettura delle Lezioni americane è infatti l’innovazione, il fenomeno più caratteristico dell’epoca storica che stiamo vivendo, un’epoca di cambiamenti rapidi e inarrestabili, non solo tecnologici. Qual è secondo lei, la principale chiave di lettura del XXI secolo?
Calvino:
E’ la tensione tra leggerezza e pesantezza: la stessa letteratura, secondo me, consiste in una sottrazione di peso, in una ricerca della leggerezza come reazione al peso di vivere, e la dimensione leggera guida quella pesante: basti pensare alla relazione tra hardware e software, o a come il mondo si regga su entità leggerissime (cellule, atomi, quark…).
Nella terza delle mie lezioni mi sono occupato anche dell’esattezza che richiede “un disegno dell’opera ben definito”, “l’evocazione d’immagini visuali nitide” e “un linguaggio il più preciso possibile”. Per l’uomo contemporaneo, l’esattezza rappresenta un’esigenza e si traduce in un’ossessione per il dato e il numero: dovremmo però scendere dal piano dell’ansia tecnologica e collocarci in quello empirico e concreto dell’approssimazione (del resto “esistono problemi matematici che non consentono una soluzione generale ma piuttosto soluzioni singole che, combinate, si avvicinano alla soluzione generale”).
Intervistatrice:
Secondo lei l’intelligenza artificiale ha bisogno di essere regolamentata? Recentemente Sam Altman, amministratore delegato di OpenAI, la società che ha creato CHATGPT, a Davos, in occasione del World economic forum non ha celato al mondo le sue preoccupazioni circa l’evoluzione dell’intelligenza artificiale. Ha detto testualmente: “[…] C’è il rischio che qualcosa possa andare in modo sbagliato. Questa tecnologia è molto, molto potente e non sappiamo cosa può succedere ma possiamo prendere precauzioni per renderla sicura”.
Calvino:
Certamente, bisogna valutare attentamente rischi e opportunità.
Pensi che ChatGPT ha raggiunto un milione di utenti in soli cinque giorni diventando di fatto ingovernabile. Però, a mio avviso, bisogna educare prima che regolamentare. Ci vuole consapevolezza critica, educazione, senso di responsabilità prima ancora delle regole.
Sono necessari ovviamente principi generali e un coordinamento internazionale è assolutamente imprescindibile.
Intervistatrice:
Proprio in questi giorni Bill Gates ha incontrato il premier Giorgia Meloni e il Presidente della Repubblica Sergio Mattarella per un inevitabile confronto sul tema.
Cosa direbbe al padre della Microsoft?
Calvino:
Lo inviterei senza dubbio ad accogliere tutte le sfide e le responsabilità che la rivoluzione tecnologica e digitale vi ha posto davanti. Lo sviluppo tecnologico sta creando mondi infiniti che vi illudete di visitare senza affidarvi alla creatività, pensando che l’infinito sia raggiungibile anche al di fuori dell’immaginazione, e con minimi sforzi. L’immaginazione invece è un antidoto alla colonizzazione del futuro da parte dell’accelerazione digitale. Bisogna dunque liberarsi dall’ossessione che le macchine pensino più o meglio di noi: ciò che è pensiero è propriamente la forma di vita umana, e dunque il rischio non è che la macchina prenda il sopravvento, piuttosto che l’umano ceda il passo alla macchina per pigrizia o rassegnazione.
Insomma occorre abbandonare la ragion pigra a favore della ragion critica, e per dirla con Kant: pensare con la propria testa; essere in grado di pensare mettendosi nella testa degli altri, e non ultimo, pensare in accordo con sé stessi, ossia in modo coerente.
Intervistatrice:
Infine cosa direbbe ad un giovane del 21° secolo, divorato dall’ansia tecnologica?
Calvino:
Le nostre vite sono governate dalla tensione tra domande e risposte, da cui dipende anche la conoscenza umana. Questo rapporto dialettico è in continua evoluzione, unica difesa contro l’intorpidimento della mente assieme a tre “talismani”, che affido ai giovani del nuovo millennio:
- imparare poesie a memoria,
- sviluppare a mano calcoli complessi
- e combattere l’astrattezza del linguaggio.
In realtà, le macchine risultano perfettamente in grado di assolvere ai primi due compiti, ma non all’ultimo. È rassicurante riflettere sul fatto che ChatGPT non costituisca davvero una forma d’intelligenza, non capisce quello che dice ma è capace di individuare statisticamente la sequenza di parole che ci interessa, inoltre necessita di confini entro cui categorizzare per analizzare, comprendere e riutilizzare informazioni: l’algoritmo su cui si basa massimizza le probabilità di combinazioni tra parole per ottenere risultati il più possibile somiglianti al modello di riferimento, mentre l’originalità è l’esatto opposto, cioè la minimizzazione delle probabilità che quella specifica combinazione esista già. Questo è ciò che la mente umana, l’intelligenza umana è in grado di fare, a differenza dell’intelligenza artificiale. A tal fine, si tratta, in primo luogo, di superare la dittatura delle risposte. Siamo a giusto titolo impressionati dalle risposte che ci può fornire ChatGPT, ma non dobbiamo dimenticare che le domande le formuliamo noi, e che in assenza di umani non ci sarebbe nulla di ciò di cui ci parla ChatGPT, così come non ci sarebbe lo stesso attrezzo, od oracolo — computer, telefonino… —, a cui rivolgiamo i nostri interrogativi. In altri termini, non c’è nulla in ChatGPT che non fosse stato prima nella forma di vita umana e nei discorsi con cui si manifesta.
Come combattere l’astrattezza del linguaggio, dunque? Ponendo le giuste domande e riconoscendo le vere risposte, e cioè non quelle più probabili e familiari, ma quelle più innovative. Dunque vi invito, a superare i limiti tradizionali della conoscenza, intrecciando realtà e fantasia, sapere umanistico e scientifico, letteratura e innovazione digitale per comprendere meglio la contemporaneità e le implicazioni dei suoi fenomeni costitutivi e delle sue manifestazioni.
Bibliografia e sitografia di supporto:
- Italo Calvino, Lezioni americane. Sei proposte per il prossimo millennio, Oscar Mondadori,1993
- Silvio Perrella, Intervista impossibile a Calvino originale radiofonico 15 ottobre 2023
- Andrea Prencipe e Massimo Sideri, L’innovatore rampante. L’ultima lezione di Italo Calvino, Luiss University Press 2022
- Andrea Prencipe e Massimo Sideri, Il visconte cibernetico. Italo Calvino e il sogno dell’intelligenza artificiale, Luiss University Press 2023
- Giusella Finocchiaro, Intelligenza artificiale. Quali regole? Il Mulino 2024
- Ernesto Ferrero, Italo, Giulio Einaudi Editore 2023
- https://www.open.online/2024/01/18/davos-sam-altman-intelligenza-artificiale-rischi-regole/
- https://www.raiplay.it/video/2023/10/Intelligenza-artificiale—PresaDiretta-30102023-e29c7cd0-c177-42b0-bb73-62f167c09f33.html
- https://www.raiplay.it/video/2024/01/Quante-storie—Puntata-del-23012024-bb67edce-5b65-4232-9424-9f1110f21a0c.html
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