di Camilla Pulcino, classe 3ªC1 –
Il quinto appuntamento del 10° Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”, si è svolto il 15 marzo 2024 presso il Teatro Comunale Vittorio Emmanuele di Benevento. L’istituto Telesi@ ha partecipato all’evento per il decimo anno consecutivo. Accompagnati dal professore Angelo Mancini, abbiamo assistito alla lectio magistralis conferenza tenuta dal filosofo della scienza ed evoluzionistica Telmo Pievani sul tema “L’evoluzione del linguaggio umano: una storia ancora da scrivere”.
Noi ragazzi siamo stati protagonisti di un’indagine alla Sherlock Holmes alla scoperta dell’evoluzione del linguaggio umano. Purtroppo, per la prima volta il nostro Sherlock Holmes non è riuscito a risolvere il suo caso perché attualmente l’evoluzione del linguaggio umano risulta essere “una storia ancora da scrivere”. Come sottolineato dal professore Pievani, il linguaggio, essendo qualcosa di astratto, “non lascia fossili”; da qui nasce l’impossibilità di spiegarne, attraverso delle prove certe, l’evoluzione. E’ possibile, tuttavia, formulare delle ipotesi partendo dagli indizi stratificatisi nel tempo.
Osservando le caratteristiche del linguaggio umano si può ricavare un primo indizio: esso – asserisce Pievani – ha un carattere giocoso ovvero arbitrario. Ciò significa che dipende unicamente dalla volontà dell’uomo associare, di comune accordo con i propri simili, un suono a un oggetto specifico. Ciò premesso, Telmo Pievani ha suggerito un’ipotesi suggestiva e lineare: il linguaggio umano, in quanto gioco arbitrario, sarebbe stato scoperto proprio da coloro che giocano, ovvero i bambini. Questa, però, è solo una delle ipotesi di Sherlock Holmes.
Pievani ha avanzato anche una seconda valida ipotesi, definita “del maternese”. La nascita del linguaggio umano sarebbe in questo caso da ricondursi alle mamme, che sin dall’inizio hanno utilizzato suoni o vocalizzi per evitare che i propri cuccioli si allontanassero dal gruppo. Questo ha distinto l’uomo dallo scimpanzé che invece utilizza il pelo per portare con sé i propri cuccioli.
E’ comprensibile, dunque, la portata rivoluzionaria del linguaggio umano, che, in quanto “strumento di immaginazione”, si è rivelato fondamentale per la caccia. Grazie a esso è possibile “condividere mondi che ancora non esistono”, proiettare nell’immaginario di un individuo realtà differenziate dall’ utilizzo di suoni.
Anche le migrazioni, secondo il filosofo, costituirebbero un chiaro esempio di quanto sia straordinario il linguaggio umano, perché uomini, grazie alle testimonianze di propri simili, sono riusciti a immaginare territori fino ad allora sconosciuti. “Il successo dell’uomo – prosegue Pievani – è nel raccontare storie”.
“La letteratura non è nata il giorno in cui un ragazzino corse via dalla valle di Neanderthal, inseguito da un grande lupo grigio, gridando “Al lupo, al lupo”: è nata il giorno in cui un ragazzino, correndo, gridò “Al lupo, al lupo” senza avere nessun lupo alle calcagna.” Così si è espresso sull’argomento anche lo scrittore Vladimir Nabokov. Le “storie” fungono da intermediarie tra la realtà e la nostra comprensione di essa, offrendo nuove prospettive e interpretazioni, lasciando spazio all’arte dell’immaginazione.
Nonostante il mistero sia destinato a rimanere irrisolto, noi ascoltatori ci siamo resi conto del potere delle storie nel plasmare il mondo e nel condividere di esperienze. Come sostenuto da Pievani, il linguaggio non è solo un mezzo di comunicazione, ma un veicolo di creatività e connessione umana. La letteratura e le storie ci offrono una lente attraverso cui vedere nuovi mondi.
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