Sulle potenti note verdiane della Messa da Requiem, nella suggestiva cornice del Teatro Bellini di Napoli, Venerdì 29 Novembre, ho assistito, insieme ai compagni della 1ªS2 e della 1ªS1, accompagnati dalle docenti Margherita Di Meo, Raffaella Mongillo e Marta Mendillo, ad una coinvolgente pièce teatrale, sul celebre poema epico di Omero, l’Iliade, composto intorno al 730 a. C.
In particolare, l’attore teatrale Paolo Cresta ha portato in scena la lettura di alcuni passi dei libri XX, XXI e XXII: partendo da Zeus, che riunisce in assemblea gli dei, concedendogli di partecipare all’ultima e decisiva battaglia, schierandosi accanto agli eroi prescelti (libro XX), passando per la furia di Achille, che “fa grondare di sangue” tutto il libro XXI, si arriva al drammatico scontro finale (libro XXII), nel quale Ettore muore per mano di Achille: la sua vita vola via dal corpo e scende negli Inferi, lasciando per sempre la giovinezza e il vigore.
Estremamente riuscito “l’esperimento” emotivo messo in atto da Paolo Cresta, il quale ci ha dimostrato la potenza espressiva di musica e parole messe insieme, rispetto alla mera lettura priva di sottofondo musicale. E se il sottofondo musicale è il Dies Irae del Requiem di Verdi, quell’esplosione sonora non può non suscitare grandi emozioni. Ecco che davanti agli occhi prendono forma i due eserciti, in lizza per la città di Troia, e la guerra si materializza: “miserabile”, “lacrimosa”, “dolorosa”, “raccapricciante”. Aggiungerei disumana, allora come oggi.
Dunque, una rappresentazione teatrale, quella al Teatro Bellini, che ci ha coinvolti sul piano emotivo grazie all’incontro efficace di musica e parole, e non solo. Infatti, Cresta ha voluto con sé, sul palco, due studenti, ai quali ha affidato il ruolo dell’eroe acheo in una precisa scena del libro XXII: dopo l’uccisione di Polidoro da parte di Achille, Ettore gli lancia il suo giavellotto, deviato da Atena; Achille si avventa su Ettore, salvato da Apollo, che lo avvolge in una fitta nebbia.
Con la lettura di alcuni passi del libro XXI, l’autore ha invece messo in evidenza, senza risparmiarci i particolari più cruenti, la ferocia di Achille, il più forte degli achei che, con le armi forgiate per lui dal Dio Efesto, compie una carneficina dei nemici troiani.
La pièce si è conclusa facendoci rivivere il momento culminante del poema, lo scontro finale tra Achille ed Ettore, il drammatico duello da cui dipende il destino di due popoli. I due avversari si trovano uno di fronte all’altro, il corpo di Ettore è protetto dall’armatura di Patroclo, ma non completamente. “Laddove la clavicola separa il collo dalle spalle, la gola, quel punto era scoperto”. È proprio lì che Achille assesta il colpo letale, ferendo mortalmente Ettore.
E’ a questo punto, con la tragica morte dell’eroe troiano, che si conclude la nostra esperienza al Bellini di Napoli, un’esperienza arricchente, in cui la musica ha vivificato emotivamente la lettura e la recitazione, e in cui si sono portati in scena la potenza delle parole e la forza della musica, trasmettendo, attraverso il capolavoro omerico, un messaggio profondo sulla complessità della natura umana, sull’importanza della compassione e sull’inutilità della guerra, così terribile che neppure gli eroi possono uscirne indenni.
Hydrìa attica del Pittore di Eucharides
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