Il giorno 29 novembre 2024 noi studenti delle classi 1ªS1 e 1ªS2 ci siamo recati presso il Museo Archeologico Nazionale di Napoli, uno dei musei più belli di Napoli grazie alla ricchezza storica e alle splendide statue, ciascuna con una storia unica e interessante, che rapisce l’attenzione. Abbiamo visitato due aree del Museo: la Campania romana e la Collezione farnese.
La Campania romana, inaugurata nell’aprile del 2023, è una delle mostre permanenti più recenti del MANN. Copre un arco cronologico che si estende dal II secolo a.C. al III secolo d.C. e ha resti archeologici di diversi luoghi della Campania. Il percorso inizia con alcune statue di Pozzuoli e della necropoli di Pompei ed è poi allestita con i materiali flegrei di Cuma e Baia.
La Collezione farnese è, invece, rappresenta una delle più celebri raccolte romane dell’antichità. Ne fu iniziatore Alessandro Farnese ma fu Ferdinando IV a curarne l’effettivo trasferimento a Napoli facendone il tratto distintivo del nascente Museo.
Come accennato, qualsiasi oggetto presente nel Museo ha una propria storia e un proprio significato ma sei opere hanno colpito particolarmente la nostra attenzione.
La prima opera molto bella della Campania romana è la Quadriga di Ercolano, recentemente restaurata. L’opera in bronzo ha una storia enigmatica, legata al gran numero di frammenti in cui è stata ritrovata. Gli storici sono riusciti a ricostruire solo un cavallo noto come Cavallo Mazzocchi per l’iscrizione fatta apporre sul suo basamento dal cardinale Alessio Simmaco Mazzocchi, dei quattro che originariamente facevano parte dell’opera, come rappresentato anche nella ricostruzione digitale presente nella mostra. Anche la cassa del carro, particolarmente bella, era decorata da grandi figure anch’esse in bronzo.
Un’altra opera della Campania Romana che colpisce subito l’attenzione è l’Apollo Saettante. È stato uno dei primi bronzi di grandi dimensioni ad essere scavato a Pompei e rappresenta il giovane Dio, proteso in avanti e intento a lanciare una freccia.
Una delle statue più maestose della Collezione farnese è, invece, il Toro farnese. Quando, difatti, si ci avvicina al colossale gruppo scultoreo ci si sente minuscoli e non si riesce a credere che un uomo abbia potuto trasformare un unico blocco di marmo in una meraviglia del genere. Il soggetto rappresenta il supplizio di Dirce, con i figli di Antiope che, desiderosi di vendicare gli insulti alla madre, hanno legato a un toro selvaggio la matrigna.
Altrettanto degno di nota è l’Ercole farnese, copia dell’originale bronzeo creato da Lisippo nel IV secolo. Al contrario di molte altre opere in cui è rappresentato mentre compie delle fatiche, in quella al museo archeologico di Napoli Ercole appare come un uomo non come un semidio: ha un volto molto stanco e, guardandolo attentamente, si nota che nella mano destra regge i pomi da lui raccolti nel giardino delle Esperidi dopo aver sorretto sulle spalle il globo terrestre passatogli da Atlante. L’Ercole che regge il globo terrestre è rappresentato anche in un’altra opera molto famosa del MANN, l’Atlante farnese che, purtroppo, non è stato possibile ammirare.
Molto affascinante la vista della Tazza farnese, che colpisce grazie ai suoi infiniti particolari. Il suo abile incisore sfruttò le variazioni di colore degli strati di agata a fascia per rappresentare varie figure con colorazioni differenti. Sul fondo esterno è rappresentata Medusa con le sue lunghe e folte ciocche di capelli che ricoprono tutta la superfice della tazza.
Infine la nostra attenzione è stata colpita dal gruppo scultoreo de I Tirannicidi, che restituisce in realtà la migliore e più completa replica del modello originale, realizzato da Crizio e Nesiote per raffigurare Armodio e Aristogitone, i due ateniesi che liberarono Atene dalla tirannide uccidendo Ipparco. Nonostante i margini d’incertezza dovuti ai condizionamenti dei restauri rinascimentali, è una opera molto affascinante.
In conclusione, la nostra visita al MANN è stata un tuffo nella bellezza senza tempo che ci ha fatto vivere emozioni e sentimenti difficili da verbalizzare.
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