Era il 22 aprile 1970 quando venti milioni di americani scesero in piazza per richiamare l’attenzione delle Istituzioni sul tema ambientale. Quel giorno è oggi ricordato come la prima Giornata mondiale della Terra (Earth Day), poi ratificata dalle Nazioni Unite. È ormai passato più di mezzo secolo da quel giorno, ma le criticità riguardanti il cambiamento climatico sono ancora attuali ed urgenti: dal riscaldamento globale alla desertificazione, dalla deforestazione all’uso sregolato delle risorse. Senza girarci troppo intorno, è necessario gridare a gran voce che l’uomo sta usando più risorse di quante il nostro Pianeta ne possa produrre; che alcuni limiti sono già stati superati e che altri, come quelli relativi al riscaldamento globale, lo saranno in breve tempo se non facciamo subito qualcosa. A tal proposito, il superamento della soglia limite di 1,5°C avrebbe conseguenze catastrofiche sugli ecosistemi, come la distruzione degli habitat naturali e la morte di tutti gli animali che li popolano. E non solo. Il cambiamento climatico ha infatti gravi effetti anche sull’uomo, in quanto gli ecosistemi rappresentano il principale maccanismo di riciclo di nutrienti, aria e acqua, risorse indispensabili per la vita sulla Terra. Come affermato dal divulgatore scientifico Mario Tozzi, senza di noi la Terra potrebbe continuare a prosperare, ma senza l’equilibrio naturale noi non potremmo sopravvivere. In altre parole, la nostra vita sulla Terra dipende imprescindibilmente dal benessere del nostro Pianeta. Riguardo ciò, l’Agenda 2030 per lo sviluppo sostenibile dell’ONU lega la sostenibilità al benessere, inteso proprio come benessere ambientale, con il precipuo scopo di fornire alle generazioni future una qualità della vita non inferiore a quella attuale. Sul presupposto che il futuro si costruisce nel presente, attraverso azioni personali di tutti e di ciascuno, anch’io, che sono una ragazza di quattordici anni, sento, a differenza dei “disillusi”, di dover fare la mia parte per “invertire la rotta”. Sempre più spesso, però, si pensa che il problema ambientale non ci riguardi e che spetti a qualcun altro fare qualcosa per migliorare la situazione. Sempre più spesso si resta indifferenti di fronte alla Terra che grida il suo dolore: lo grida attraverso le discariche a cielo aperto, le raccolte differenziate poco differenziate, le “isole di plastica”… E piange la Terra, piange attraverso lo scioglimento dei ghiacciai… Proprio la conservazione di questi ultimi costituisce il tema individuato, quest’anno, nell’ambito della Giornata mondiale dell’acqua (WORLD WATER DAY), istituita dalle Nazioni Unite nel 1992. La giornata, che si celebra il 22 marzo, ci ricorda l’importanza di questa preziosa risorsa naturale per la nostra sopravvivenza sul Pianeta e, nel contempo, ci invita a riflettere sulla crisi idrica che affligge molte aree del mondo. E mentre le istituzioni faranno la loro parte, a ciascuno di noi si chiede di assumere comportamenti di risparmio idrico e di promuovere pratiche di consumo responsabile, abbandonando stili di vita che ignorano il senso del limite e mortificano il concetto di sobrietà. Uno stile di vita che minimizza gli sprechi, il corretto smaltimento dei rifiuti, il riciclo dei prodotti utilizzati, il risparmio energetico e la riduzione del consumo degli alimenti di origine animale sono solo alcuni dei comportamenti che possiamo porre in essere senza immani sforzi, senza stravolgere completamente le nostre vite. In questa direzione si muove l’Earth Hour 2025, l’evento globale che dal 2007 unisce le persone di tutto il mondo a compiere un gesto concreto per il futuro del Pianeta: spegnere le luci per un’ora, a partire dalle 20 e 30, con l’intento di mostrare quanto possa essere forte l’impatto di un’azione condivisa. Per quanto riguarda il nostro Paese, per un’ora si spegneranno i principali monumenti: dal Colosseo, alle luci di Piazza San Pietro, dove saranno al buio la Cupola, la facciata e il colonnato della Basilica; da Palazzo San Giacomo, a Napoli, alle luci di Piazza San Marco, a Venezia. E così nel resto del mondo in quanto questo evento senza frontiere unirà le persone di tutto il Pianeta: cittadini, città, aziende spegneranno le loro luci per sessanta minuti per vincere la sfida climatica, per celebrare la bellezza del nostro Pianeta, per riprenderci il nostro diritto alla natura. Queste buone pratiche, unite ad un’educazione ambientale che parta dalla scuola e continui a casa, devono spingere noi giovani a proteggere la nostra “casa comune”, non solo in quanto fonte di risorse, ma soprattutto in quanto sistema vivente interconnesso di cui tutti facciamo parte.
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