Il 21 marzo 2025 le studentesse e gli studenti della classe terza del Liceo Economico Sociale dell’IIS Telesi@ hanno partecipato a un incontro formativo nell’ambito del percorso PCTO, promosso dal Dipartimento di Economia, Management e Metodi Quantitativi (DEMM) dell’Università degli Studi del Sannio. L’incontro, dal titolo “Sbocchi occupazionali in materia di criminologia”, ha offerto un approfondimento su una disciplina affascinante e in continua evoluzione, come la criminologia, esplorando il suo ruolo nel contesto giuridico, investigativo e sociale. Concetto centrale dell’incontro è stato quello della “molecola criminale”, un modello teorico che rappresenta la criminalità come una struttura complessa in cui interagiscono diversi attori e fattori. Al centro di questa molecola si trova la commissione del reato, circondata dai fattori sociali, psicologici e personali che influenzano il comportamento criminale. Tale modello pone al vertice della piramide l’omicidio, considerato il reato più grave. Alle estremità della piramide, si trovano tre figure cruciali:
Le agenzie di controllo sociale: istituzioni come la polizia, la magistratura e i servizi sociali, responsabili della prevenzione e repressione del crimine. Gli esperti hanno suggerito che un maggiore investimento nelle strutture di controllo potrebbe contribuire alla riduzione della criminalità;
Il criminale: la persona che commette il reato. Non si tratta solo di un atto volontario, ma anche di un comportamento influenzato da fattori ambientali, economici e culturali;
La vittima: spesso trascurata nel dibattito pubblico sulla criminalità, ma fondamentale per comprendere l’impatto sociale dei crimini. La vittima non è sempre una persona fisica, ma può anche essere lo Stato, come nel caso dell’evasione fiscale o dell’associazione a delinquere.
I crimini non nascono mai isolatamente, essi sono sollecitati da una serie di fattori che spaziano dalle condizioni economiche e sociali, alla scarsità di opportunità educative, fino ai contesti familiari e culturali. Questi fattori possono alimentare la devianza e i comportamenti antisociali, ma anche generare crimini più sofisticati come la criminalità dei colletti bianchi, una delle forme di crimine più difficili da individuare e contrastare. Un dato interessante emerso durante l’incontro è che, negli ultimi sei anni, il numero degli omicidi è significativamente diminuito, un segnale che indica l’efficacia di alcune strategie di controllo e prevenzione. Tuttavia, parallelamente, è in aumento la criminalità dei colletti bianchi, che rimane difficile da individuare perché spesso nascosta dietro contesti professionali di prestigio. Questi crimini, sebbene meno visibili, non sono meno gravi e sono spesso il risultato di un forte desiderio di arricchimento. Essi coinvolgono individui con un livello culturale elevato, spesso inseriti in contesti professionali di prestigio. Proprio per questo motivo, tali reati sono più̀ perniciosi e difficili da rintracciare, poiché́ i loro autori conoscono bene il sistema legale e sanno come aggirarlo. Negli anni ‘20 del Novecento, la criminologia di diffuse anche negli Stati Uniti, dove si elaborarono alcune teorie criminologiche per spiegare il fenomeno criminale:
Teoria dell’anomia (mancata accettazione delle norme sociali);
Teoria dell’etichettamento (la devianza non esiste di per sé, ma nasce dall’etichettatura di determinati comportamenti come devianti);
Teorie biosociali e sottoculturali: (fattori biologici e culturali influenzano la criminalità̀).
Tuttavia, nel processo penale italiano, la criminologia non viene utilizzata per spiegare i crimini individuali, poiché́ è vietata la perizia criminologica. Si utilizza invece la perizia psichiatrica, che valuta la capacità di intendere e volere dell’imputato. La criminologia, però, ha diversi sbocchi lavorativi, tra i più importanti ci sono le applicazioni in ambito giuridico, investigativo e nella ricerca. Un altro fenomeno di interesse criminologico è quello delle devianze religiose, tra cui le sette
sataniche. Questi gruppi possono esercitare un forte fascino su giovani e adulti vulnerabili. Sebbene non sia un reato far parte di tali sette, spesso all’interno di esse si verificano pratiche illecite o manipolatorie che possono avere gravi conseguenze psicologiche e sociali sui membri. Esistono diversi movimenti, tra i principali: movimenti curativi; movimenti psicoanalitici; movimenti apocalittici; movimenti occulti; movimenti evangelici, di preghiera e pseudo-cattolici; movimenti alternativi; movimenti neo-pagani; movimenti orientali; movimenti UFO; movimenti sincretici (satanismo come impero di Satana, satanismo come culto reso a Satana, satanismo come sequela-imitazione alla ribellione di Satana). La giustizia e il settore penale hanno un ruolo di rilevanza su tali fenomeni (art.19- art.9 della Costituzione italiana), però, ogni intervento del diritto penale deve essere giustificato dalla presenza di un comportamento penalmente rilevante, da un danno o pericolo concreto per la collettività, e deve limitarsi a punire la condotta del singolo, senza estendersi oltre. Il diritto penale, quindi, non deve essere utilizzato come strumento per orientare la cultura o per aggregare consenso attorno a determinati valori morali o sociali. Inoltre, è legittimo mettere in discussione l’efficacia della pena detentiva nel conseguire l’obiettivo della risocializzazione. La detenzione, infatti, non sempre riesce a reintegrare il condannato nella società in modo positivo, anzi, può talvolta avere effetti opposti. Quindi, la pena non deve mai essere finalizzata a modificare le convinzioni culturali o religiose del condannato, ma deve rispettare la libertà individuale tutelando i diritti fondamentali dell’individuo.
0