Una giornata scolastica diversa quella che noi studenti della classe 4ª del Liceo Scientifico delle Scienze applicate abbiamo vissuto martedì 24 settembre insieme alla professoressa di Lettere, Lucia Santillo: ci siamo recati a Guardia Sanframondi a visitare questo comune ricco di storia e di attrazioni artistiche che ne sono testimonianza.
La giornata è iniziata al municipio, la sede dell’amministrazione comunale che ospita anche il Museo Civico. Ad accoglierci l’assessore alla cultura Elda Chiara Del Vecchio, che ci ha sapientemente guidati in questo percorso di conoscenza del tesoro culturale che è Guardia Sanframondi. Il Museo raccoglie e tutela opere d’arte del XVII e XVIII secolo, periodi di intensi cambiamenti economici, sociali e soprattutto culturali. Secoli attraversati da un evento particolarmente disastroso: il terremoto del 5 giugno 1688. Vi sono custodite le opere che Paolo De Matteis eseguì per tre chiese di Guardia, opere di Domenico Vaccaro e gli scultori Pietro Bardellino e Francesco Narici che contribuirono a rendere Guardia un ricco esempio di barocco campano. Del noto pittore Paolo De Matteis abbiamo potuto ammirare opere come l’Annunciazione, San Gennaro tra San Filippo Neri e San Bonaventura da Bagnoregio, Riposo dalla Fuga in Egitto, Madonna col Bambino tra San Nicola di Bari e Sant’Ignazio di Loyola e infine il Trionfo di San Rocco.
Nel museo è custodito anche un prezioso esemplare di orologio del Sellaroli.
Successivamente abbiamo visitato la mostra “Panem et Semen” presso la sede dell’associazione Icca, dove i responsabili della scuola di scacchi attiva sul territorio, ci hanno illustrato la storia e le leggende dei Riti Settennali di Guardia: è stato coinvolgente scoprire le tradizioni locali, che si intrecciano con credenze antiche e rappresentazioni vivaci in un percorso alla scoperta di storia locale, filosofia greca ed etnoantropologia sul significato del Pane e del Sangue.
All’interno della mostra abbiamo potuto osservare le foto di Stefania Zamparelli e le statue di Angelo Aligia, che rendono omaggio ai Riti Settennali in onore dell’Assunta, appena terminati.
Siamo rimasti piacevolmente colpiti anche dall’impegno dei soci che tengono vivo questo luogo incantevole coinvolgendo i giovanissimi guardiesi, e non solo, nel gioco degli scacchi, che compendia in sé divertimento e formazione.
La nostra tappa successiva è stata la chiesa di San Sebastiano, in origine una semplice cappella. Questa sorse nel 1515 per iniziativa dei conciatori di pelle di Guardia. Alcuni decenni dopo il monumento architettonico subì danni in seguito al terremoto del giugno 1688, ma i conciatori di pelle chiamarono in paese due artisti che hanno fatto di questa chiesa una vera e propria eccellenza: Domenico Antonio Vaccaro, prestigioso, se non il più autorevole artista settecentesco napoletano, al quale si devono sculture e preziosi stucchi, e Paolo De Matteis, uno dei più grandi discepoli di Luca Giordano, che tanta magnificenza diede anche agli interni della Reggia di Versailles. Da allora la chiesa conserva la sua bellezza tanto da essere ritenuta la piccola Sistina del Sannio.
La caratteristica che più ci ha colpiti è il forte contrasto tra l’esterno e l’interno: l’esterno è semplice e privo di decorazioni, al contrario dell’interno sfarzosamente rococò.
Infine, abbiamo visitato il castello di Guardia, che offre una vista panoramica sorprendente. Abbiamo raggiunto il castello dalla piazza omonima passando attraverso il giardino e accedendo all’interno mediante una scala in ferro che conduce allo spazio aperto destinato alle rappresentazioni teatrali e alle proiezioni cinematografiche organizzate durante le manifestazioni dell’estate guardiese.
Purtroppo le catastrofi e le intemperie lo hanno deteriorato notevolmente: dapprima fu il terremoto del 1456 che arrecò i primi danni, rimediati solo parzialmente ad opera degli Aragonesi; nel 1469 il castello fu affidato ai Carafa che lo tennero fino al 1806. I volontari del progetto di Servizio Civile ci hanno spiegato anche che l’ultimo restauro è stato piuttosto difficile per la mancanza di documentazioni certe sulla sua originaria struttura.
Nel corso dei secoli una caratteristica è però ancora intatta: la bellezza del panorama che si ammira da questo castello e che ha affascinato anche noi.
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