Le Troiane

In guerra per un fantasma

a cura di Maria Luisa Mastrobuoni e Gianpaolo Mele – 3ªS2 – Liceo Scientifico –

Venerdì 10 gennaio, le classi Terze e Quarte del Liceo Scientifico hanno partecipato ad uno spettacolo teatrale particolarmente suggestivo al Teatro Nuovo di Napoli: Le Troiane (in guerra per un fantasma), una potente reinterpretazione della tragedia di Euripide che, pur ancorandosi alla guerra di Troia, si collega drammaticamente ai conflitti contemporanei, in particolare alla guerra israelo-palestinese.

Lo spettacolo, firmato dal regista Carlo Cerciello, affonda le sue radici in testi importanti, come l’omonima tragedia di Euripide, ma anche “Ecuba” ed “Elena”, dello stesso autore, nonché la riscrittura di Seneca e il riadattamento di Sartre.

Con tali premesse, viene riportata alla luce una tragedia messa in scena per la prima volta nel 415 a.C., in un momento drammatico della storia di Atene, durante la Guerra del Peloponneso. La tragedia si apre con l’incendio di Troia sullo sfondo e, sulla scena, le donne troiane destinate, in seguito ad un sorteggio, ad essere schiave di un capo acheo. Il personaggio principale è Ecuba, moglie del re di Troia Priamo, assegnata ad Ulisse.

Lo storico della Filosofia Giovanni Casertano, attraverso le pagine di Rai Cultura, evidenzia, in un’acuta analisi di tali personaggi, l’assenza di catarsi, contrariamente a quanto Aristotele scrive a proposito della tragedia. Non c’è redenzione per le donne troiane, le quali non si interrogano sulle reali cause del conflitto, ma accusano semplicemente e violentemente Elena di esserne la causa. Significativa, secondo il Casertano, la partecipazione di Euripide al Circolo di Pericle, di cui faceva parte anche il filosofo sofista Protagora, secondo cui non esiste la Verità ma tante verità, relative a qualcosa o a qualcuno. In guerra, pertanto, non vince il più giusto, ma il più forte, come nelle dispute verbali, per cui non c’è alcun rispetto per i vinti. Emblematico, a tal proposito, il contrasto tra due personaggi femminili molto forti, Ecuba ed Elena, che si contendono la colpevolezza o l’innocenza della stessa Elena, personaggio assolto nell’omonima tragedia di Euripide, così come nell’Encomio del sofista Gorgia.

Il regista, in ogni caso, trasforma il dramma antico in un accorato e urgente messaggio di denuncia. La guerra di Troia, che per Euripide si configura come una ferita insanabile nella storia dell’umanità, è presentata come una “bugia” che giustifica l’atrocità della violenza, spingendo il pubblico a riflettere sulla perpetuazione di conflitti che, seppur mascherati da motivazioni politiche ed economiche, affondano le radici nell’ignoranza e nella manipolazione delle coscienze.

Intervistato dagli studenti subito dopo lo spettacolo, Cerciello ha rivelato alcune chiavi di lettura più profonde dell’opera. Ha spiegato che la sua riscrittura si concentra su come, attraverso le guerre, le vittime siano troppo spesso ridotte a simboli, strumenti di propaganda, e il conflitto sia alimentato dalla convinzione che esista sempre un nemico da demonizzare. Un esempio illuminante di questa dinamica è ancora una volta la figura di Elena, che, nello spettacolo di Cerciello diventa il simbolo della “fake news”, una menzogna che ha scatenato una tragedia senza senso.

Le attrici protagoniste di un cast tutto al femminile, – Imma Villa, Mariachiara Falcone, Cecilia Lupoli e Serena Mazzei – hanno dato vita a personaggi femminili di straordinaria intensità emotiva, portando in scena la sofferenza delle Troiane, l’umanità spezzata dalle atrocità della guerra. Le loro interpretazioni hanno suscitato in noi sentimenti di compassione e tristezza, ma anche di terrore di fronte all’assurdità della violenza. Le immagini potenti e feroci dello spettacolo, intrise di disperazione, hanno reso tangibile quanto poco cambiato sia il volto della guerra attraverso i secoli, nonostante la tecnologia e i mezzi di comunicazione.

Con forza, il regista ha lanciato un grido contro l’indifferenza, esortando tutti a essere consapevoli delle bugie che giustificano i conflitti e a non abbassare mai la guardia nei confronti di una propaganda che alimenta odio e divisione.

Il tema della “guerra per un fantasma”, come recita il sottotitolo dello spettacolo, è un monito che arriva chiaro e forte a noi spettatori: la guerra, come la storia ci insegna, non è mai la soluzione, ma solo una perpetuazione di errori tragici, di cui le vittime sono sempre le stesse, le più deboli, le più innocenti.

Questa esperienza teatrale ci ha lasciato un segno profondo, ha infatti acceso un vivace dibattito in classe, invitandoci a riflettere sulle atrocità del passato e a confrontarci con quelle del presente. In un mondo dove la guerra sembra continuare a distruggere senza pietà, Le Troiane è un invito a non dimenticare, a non accettare mai passivamente la violenza, ma a lottare per un futuro di pace e giustizia.