Lo scorso 27 luglio la Via Appia è entrata a far parte del Patrimonio Unesco e non potevamo non gioire di questo importante seppur tardivo riconoscimento. Nell’ora di geostoria, durante una lezione di educazione al patrimonio, in collaborazione con le docenti di latino, arte, fisica e inglese, ci siamo occupati della Regina Viarum, già percorsa e cantata dal poeta latino Orazio e da viaggiatori moderni come Paolo Rumiz. La Via però non è immune da incuria e abusivismo edilizio.
Antonio Cederna, archeologo, giornalista, tra i fondatori dell’associazione ambientalista Italia Nostra, si è battuto a lungo per l’Appia, scrivendo ben 140 articoli contro gli abusi edilizi. In uno di essi “I gangsters dell’Appia” definisce la Regina Viarum come “un monumento da salvare religiosamente intatto”. Cederna fu tra i primi a immaginare la Via Appia come un museo a cielo aperto e ad avviare la valorizzazione dell’antica strada. Di fondamentale importanza anche la figura di Paolo Rumiz che, a distanza di circa due millenni dal viaggio del poeta latino Ovidio, ha percorso l’Appia a piedi, documentando poi il viaggio nel libro “Appia”, edito da Feltrinelli. Attraverso questo libro, che racconta i suoi 29 giorni di cammino lungo la direttrice romana dimenticata e rovinata, lo scrittore ce ne riconsegna l’itinerario perduto, partendo da Roma per arrivare a Brindisi, “più per dovere civile che per letteratura”, come ha più volte affermato.
Nelle giornate di accoglienza degli studenti di terza media abbiamo proposto un percorso sulla Regina viarum con diverse intersezioni disciplinari. Ospiti d’eccezione Appio Claudio Cieco, il costruttore dell’Appia che da lui prese nome e che rappresenta una chiara traccia dell’interesse per un’espansione romana verso la Magna Grecia e Cecilia Metella Celere, una nobildonna romana, figlia di Quinto Cecilio Metello Celere e della celebre Clodia, vissuta nel I secolo a.C., sposa di Publio Cornelio Lentulo Spintere, un politico conservatore, alleato alla famiglia dei Cecili Metelli.
I giovani visitatori sono rimasi affascinati dalle due figure e con non poca emozione hanno “attraversato” l’Appia grazie ai visori Oculus Meta Quest 2 in dotazione della scuola. Oltre al Mausoleo di Cecilia Metella, monumento simbolo dell’Appia, è stato possibile approfondire il tratto beneventano della stessa con particolare riferimento al Ponte Leproso e naturalmente all’Arco di Traiano, da cui ricordiamo si dirama una variante della via che prende il nome di Appia Traiana e che fu fatta costruire per abbreviare e velocizzare il percorso fino a Brindisi. Per i visitatori più esigenti abbiamo preparato delle brochure in lingua inglese e hanno riscosso grande interesse il modellino tridimensionale di un acquedotto romano, del quale i giovani studenti hanno potuto sperimentare il funzionamento, e i giochi dei bambini romani riletti in chiave moderna.
In collaborazione con la 3ªS2 abbiamo documentato l’ingresso dell’Appia nel patrimonio Unesco con uno speciale degli Acta diurna populi romani, letteralmente gli “atti del giorno”, un giornale ante litteram ideato nell’anno 59 a.C. da Giulio Cesare, il quale, una volta salito al potere, decise di far scrivere e pubblicare quotidianamente gli atti ufficiali del Senato e del popolo. Questi atti venivano affissi in luoghi pubblici, affinché tutti potessero essere informati su ciò che accadeva nella vita politica e sociale dell’Urbe. Non si trattava però solo di eventi istituzionali, spesso gli Acta includevano anche pettegolezzi e notizie di cronaca che riguardavano le famiglie nobili, i potenti di Roma.
In conclusione, nel ribadire quanto sia importante ed urgente preservare l’immenso patrimonio storico- culturale e che il riconoscimento della Regina Viarum è sicuramente un traguardo importante ma non un punto d’arrivo, saremo vigili sentinelle dell’Appia.
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