Il Grande Dittatore

a cura di Salvatore De Carlo, Antonio Di Paola e Loris Perfetto - Classe 5ªS2 Liceo Scientifico

Il Grande Dittatore, primo dei quattro film della rassegna “Buio in sala!”, organizzata dalle Classi Quinte del Liceo Scientifico, è senza dubbio uno dei film più importanti e significativi di tutti i tempi.  Pubblicato nel 1940 dal comico e regista londinese Charlie Chaplin, presenta una trama dalla struttura comico-satirica, attraverso la quale esprime una netta condanna dei regimi totalitari, in particolare di quello nazista di Adolf Hitler. I personaggi principali sono il barbiere ebreo e il tiranno di Tomainia, Hynkel. Il barbiere, a causa delle ferite ricevute durante la guerra, rimarrà lontano dalla sua città per alcuni anni e, al suo ritorno, troverà il nuovo regime nazista. Durante la lotta per la sopravvivenza, incontrerà una donna della quale si innamorerà. Sarà, però catturato dai nazisti e portato in un campo di concentramento, dal quale riuscirà a scappare. Ormai in fuga, data la forte somiglianza con il tiranno, prenderà il posto di Hynkel e parlerà alla nazione, rimarcando l’importanza della pace e della convivenza tra i popoli.

Considerato uno dei capolavori del regista Charlie Chaplin, Il Grande Dittatore è il suo film più costoso e di più grande successo. Giunto nelle sale nel 1940, riscuote immediatamente un’incredibile fortuna. Nonostante sia la prima pellicola sonora del regista, il successo come attore di cui gode Charlie Chaplin, icona indiscussa del cinema muto di inizio secolo, ne garantisce larga acclamazione sia da parte del pubblico che della critica.

Sebbene Charlie Chaplin abbia iniziato a lavorare ad una stesura primitiva dell’opera già nel 1936, per avvertire il pubblico mondiale dei potenziali rischi del potere nazi-fascista, la prima sceneggiatura viene presentata nel 1938, in un clima globale molto teso. Solo pochi giorni dopo, infatti, la Germania avrebbe attaccato ed annesso l’Austria. Al termine del processo di produzione della pellicola il mondo sarebbe caduto in un nuovo conflitto mondiale.

Il film, manifesto immortale delle ansie e dei timori del proprio complesso periodo storico, si contrappone con forza ad una realtà sempre più cupa e schiacciante, ridicolizzandone e deridendone le cause sul piano internazionale. La caricatura, dai toni buffi ed ironici, del nazismo e dei suoi protagonisti, permette di focalizzare l’attenzione sulle convinzioni crudeli del regime, spogliandole, attraverso una pesante riduzione all’assurdo, della loro autorevolezza.

La rottura con il reale causata dal ricorso alla caricatura satirica è accentuata dall’interpretazione, da parte di Charlie Chaplin del proprio iconico personaggio buffo ed ingenuo, il quale sembra, per quasi tutta la durata del film, non riuscire a rendersi conto di quanto accada attorno a lui. La separazione tra il personaggio e l’autore, magnificamente eseguita, non giunge che negli ultimissimi minuti del film, nel momento del discorso da dittatore, apice assoluto dell’opera, in cui il regista-attore Chaplin abbandona definitivamente il personaggio interpretato fino a quel momento e, con lo sguardo fisso nell’obiettivo, rivolge il proprio messaggio di umanità e speranza direttamente agli ascoltatori.

Il discorso finale de Il Grande Dittatore rappresenta, pertanto, un punto di riferimento in tutta la storia del cinema, non solo per l’importanza del proprio contenuto ma anche per il valore storico che le stesse parole di Chaplin, 80 anni fa come oggi, conservano.

Il film, infatti, va oltre la semplice satira e si erge a manifesto contro le dittature e l’oppressione. In un periodo storico segnato dall’ascesa dei totalitarismi, Chaplin utilizza il suo ardimentoso stile comico per veicolare un messaggio profondo e universale sulla libertà, la dignità umana e la lotta contro le atrocità operate dagli uomini. Nel cuore del film, interamente pervaso da un sagace senso di speranza latente, si rivolge a un’umanità oppressa, esprimendo un fervido appello alla solidarietà, alla compassione e all’unità. Facendo esplicito riferimento alla responsabilità individuale e collettiva, sottolinea l’importanza del concetto di umanità, comune denominatore della nostra specie, della necessità di combattere l’oppressione, prescindendo da ogni forma di avidità, causa del generale avvelenamento dei nostri cuori. Tramite l’utilizzo di frasi tanto evocative quanto incisive, intende comunicare l’ineluttabilità della libertà umana, la quale non può essere negata da alcun potere. L’obiettivo ultimo è la volontà di alimentare il fuoco ardente che brucia nel petto di chi lotta contro le ingiustizie e le violazioni dei diritti umani, ponendo l’accento sull’importanza della condivisione e dell’estirpazione delle divisioni e dell’odio. La critica storica operata da Chaplin è tanto audace quanto necessaria. In un contesto in cui l’Europa sta per essere travolta dalla Seconda Guerra Mondiale e dalla violenza del regime nazista, Il Grande Dittatore rappresenta una risposta artistico-politica predittiva rispetto a tali efferatezze. La figura caricaturale del dittatore, che risulta essere nitida e riconoscibile, si riferisce non solo a Hitler, ma ad ogni forma di regime oppressivo, che sfrutta il potere per sottomettere le masse e diffondere l’odio. Chaplin riesce così a smantellare le ideologie totalitarie, mostrando la loro follia e la loro intrinseca vulnerabilità, che risiede, secondo quanto egli stesso afferma, nella loro pretesa di imporsi sul corso degli eventi storici, determinando sempre un ripristino dell’equilibrio sociale, a seguito della caduta di quel sistema politico corrotto nell’animo. Per concludere, è possibile individuare come ulteriore target dei messaggi proposti dalla pellicola, la società contemporanea, contraddistinta da un crescente clima di intolleranza e odio, alimentato dalla disinformazione e dalle fake news. Il principio di tale fenomeno è la polarizzazione sociale che, sfamata costantemente dalle ideologie, acquisisce un velo di affinità con i segnali antecedenti la nascita dei regimi totalitari del passato. Questo rende il film non solo un’opera artistica, ma un appello eterno a rimanere vigili e attivi nella lotta contro ogni forma di oppressione, poiché immersi in un mondo in continuo mutamento, dove il totalitarismo potrebbe riemergere in forme diverse… se non l’ha già fatto.