Donne e scienza: oltre ogni stereotipo. Stem: un gioco da ragazze!

Due studentesse del Liceo Scientifico nel team del Telesi@ vincitore del “Concorso Nazionale Giovani Astronomi e Telescopio Nazionale Galileo”

a cura di Elisa Di Cerbo e Teresa Sparago, 3ªS2 – Liceo Scientifico – 

Sfatare i miti, sconfiggere i pregiudizi, superare gli stereotipi, accelerare il progresso promuovendo iniziative per favorire la piena parità di genere nelle scienze. È questo l’obiettivo della Giornata Internazionale delle Donne e delle Ragazze nella scienza. L’evento, istituito dall’Assemblea generale delle Nazioni Unite nel dicembre del 2015 e patrocinato dall’UNESCO, si celebra ogni anno l’11 febbraio.

È una giornata molto significativa, soprattutto alla luce dei dati raccolti dall’ONU negli anni scorsi: statisticamente, a livello internazionale, le donne e le ragazze costituiscono solo il 28% dei laureati in Ingegneria e il 40% dei laureati in Informatica e computer science. Nel campo della ricerca, invece, bisogna sottolineare come alla percentuale femminile di ricercatori, stimata intorno al 33,3%, siano offerte di solito borse significativamente inferiori a quelle dei colleghi.

Il divario di genere è sempre stato particolarmente avvertito nell’ambito delle discipline STEM, ovvero: Scienza, Tecnologia, Ingegneria e Matematica. Le ragazze sono sottorappresentate in tali materie e sembrano perdere interesse per queste discipline a mano a mano che raggiungono l’adolescenza. Si considera infatti che, raggiunti i sei anni d’età, le bambine ritengono le loro controparti maschili maggiormente predisposte a mostrare segni di eccellenza negli studi scientifici. Questo modo di pensare risulta ancora profondamento radicato nei pregiudizi e negli stereotipi di genere, mentre invece, come mostrano le statistiche, le ragazze che intraprendono studi scientifici tendono a ottenere risultati accademici migliori rispetto ai loro colleghi.

Le studentesse del Telesi@ fortunatamente vanno oltre ogni stereotipo e portano alto il nome del nostro Istituto nelle diverse competizioni a carattere STEM, grazie alle competenze sviluppate nelle materie scientifiche. Per questo abbiamo deciso di intervistare Annalisa Vitelli, studentessa della classe 3ªS2 e Chiara Izzo, classe 4ªS1 del Liceo Scientifico, che hanno partecipato con successo al “Concorso Nazionale Giovani Astronomi e Telescopio Nazionale Galileo”, vincendo, insieme ad altri quattro studenti, l’agognato stage di sei giorni alle Canarie, durante il quale avranno la possibilità di lavorare come delle vere e proprie astronome presso l’Osservatorio del Roque de Los Muchachos.

Abbiamo quindi deciso di porre loro alcune domande.

Annalisa, hai mai percepito, nella tua carriera scolastica, un divario di genere?

Nella mia carriera scolastica, talvolta ho avvertito questo divario, soprattutto in ambito scientifico. Più che svantaggio a livello di considerazione personale, ho trovato nelle persone che mi circondavano, specialmente di sesso maschile, una sorta di attenzione non dovuta, come se mi trovassi in una situazione di svantaggio e avessi bisogno del loro aiuto per essere al pari degli altri. Indirettamente, capita spesso di sentire specificazioni nella formazione di gruppi per la partecipazione a concorsi ed eventi, che sottolineano – la dovuta – inclusività all’interno di un contesto. Tali specificazioni, la maggior parte delle volte, però, risultano forzate e non sentite. Il fatto che ci sia ancora bisogno di specificare l’inclusione dei sessi fa capire che c’è tuttora molto da “normalizzare”.

Chiara, tu, invece?

Nella mia carriera scolastica, ho avuto diverse esperienze a livello scientifico e quasi sempre ho percepito il divario di cui si parla. Questo non accade all’interno del nostro istituto, ma quando ci si misura in competizioni nazionali, c’è un rischio maggiore che il fenomeno emerga. Nel formato d’iscrizione del “Concorso Nazionale Giovani Astronomi e Telescopio Nazionale Galileo”, infatti, era specificato un aspetto che può apparire estraneo: se il team fosse stato misto, composto sia da ragazzi che da ragazze, si sarebbe ottenuto un punteggio maggiore. Riferendomi al mio trascorso, quindi, posso dire che per noi giovani donne che proviamo ad immetterci nel mondo scientifico, la strada ancora non è completamente rettilinea, nonostante la grande importanza che in passato il genere femminile ha avuto in ambito scientifico, con scoperte e invenzioni.

Annalisa, cosa pensi della celebrazione di questa giornata?

Credo che questa giornata abbia un importante valore commemorativo, ma nella società attuale è un modo superato per affrontare le problematiche oggetto della nostra discussione. Trovo che sia finito il “periodo di denuncia”, nel senso che ora c’è consapevolezza del divario, e si deve aprire la strada verso una parità più concreta che, partendo dall’informazione e sensibilizzazione già attivate fino ad ora, arrivi alla normalità. Il “periodo di denuncia” ha portato una vera e propria rivoluzione, combattuta con modalità che adesso non sono più efficaci. Ora non ci resta che usare i progressi fatti come trampolino di lancio per rendere reale questa prospettiva, e non così utopica.

Chiara, cosa ne pensi?

Credo che la giornata celebrata sia qualcosa di molto significativo e a cui prestare molta attenzione, ma essendo ormai nel 2024, lo stesso fatto di far percepire un divario è qualcosa che può portare a riflettere su questo e talvolta ad accentuarlo. Ciò non significa che bisogna “far finta di nulla”, perché sicuramente in tal modo non si annullerebbe il problema; significa poter avere pari diritti e quindi gli stessi privilegi e le stesse difficoltà. Probabilmente sarebbe favorevole creare giornate comuni e far sì che gli argomenti che stiamo trattando oggi vengano sempre più approfonditi in ogni classe. Solo così riusciremo, con gli anni, a raggiungere la tanto attesa “parità di genere”. A proposito di ciò, ci terrei a fare un breve intervento riguardo l’uso del femminile o del maschile. A volte scriviamo o parliamo utilizzando l’uno o l’altro solo per convenzione e solo perché così si fa, ma vorrei passasse un messaggio di innovazione e non di convenzionalità.

Secondo Charles Bukowski, “L’anima libera è rara, ma quando la vedi la riconosci, soprattutto perché provi un senso di benessere, quando gli sei vicino.”