“Il linguaggio del rispetto”

L’incontro con Dacia Maraini

di Aurora D’Occhio, 3ªC1 –

L’8 marzo 2024, al Teatro San Marco di Benevento, si è tenuto il secondo appuntamento del 10° Festival Filosofico del Sannio, organizzato dall’Associazione culturale filosofica “Stregati da Sophia”, e a cui l’istituto Telesi@ partecipa da 10 anni.
Accompagnati dal professore Mancini Angelo, abbiamo assistito all’incontro la cui lectio magistralis è stata affidata alla scrittrice Dacia Maraini che ha approfondito e affrontato il tema de “Il linguaggio del rispetto”.
Dacia Maraini è da sempre considerata un manifesto dell’espressione femminile, che ha contribuito nel tempo a cambiare il concetto di donna nella società e a sensibilizzare l’opinione pubblica su argomenti fondamentali dell’esistenza, come la guerra, la tutela dei più deboli, dei discriminati, nel tentativo di riaffermare l’irrinunciabile senso di giustizia che dovrebbe albergare in ogni essere umano. Poterla incontrare e ascoltarla mentre trasfonde con chiarezza la sua filosofia in noi studenti, in un giorno cosi simbolico, è stato esaltante.
Dacia Maraini e’ una scrittrice di rara bellezza intellettuale, sempre tesa ad incarnare la scrittura critica e costruttiva. Le sue parole, in questo saggio di domande e risposte, nella verità della nostra società’, ha rassicurato la nostra prospettiva, fondandola sulla consapevolezza di se stessi, ma soprattutto su quella che deve ognuna di noi donne, deve fare propria.
Maraini si è rivolta a noi giovani studentesse, invitandoci a non essere mai distanti da quanto accade dinanzi ai nostri occhi: abbiamo nel tempo maturato e conquistato dei diritti, ma dobbiamo sentire, oggi, il diritto-dovere di difendere e tutelare quegli stessi diritti conquistati dalle donne che ci hanno preceduto. Ci ha consegnato un pressante monito: sviluppare un moto di conservazione, attraverso il giusto linguaggio d’interpretazione e mediante il rispetto che dobbiamo a noi stesse, di quelle conquiste pagate col prezzo della lotta, fino all’immolazione, rincorrendo l’impagabile dignità.
Non dobbiamo avere paura di essere e di esistere quali donne critiche; non ci concesso di vedere il nostro futuro incerto e non dobbiamo consentire a nessuno di offuscare i traguardi che nel tempo abbiamo guadagnato.
L’incontro si è tenuto in un giorno particolarmente significativo: la festa della donna.
La scrittrice ha tracciato un racconto sulla storia della donna, in ricordo di questa giornata che si richiama a una tragedia, non solo a una ricorrenza. Le circostanze a cui la festa riconduce (riporta) devono indurre una riflessione, devono indurci a interrogarci e leggere i segnali indistinti e serpeggianti di un sistema patriarcale incombente, che rischia di cancellare i progressi finora acquisiti. La Maraini ha evidenziato che la donna e’ ancora vista come un oggetto del piacere, come un simbolo di sensualità’; tutti i media perseverano nel riportare la donna ad un immaginario svilente e mortificante, non solo sul sovraesposto piano estetico.La pubblicità rilancia costantemente il modello di una donna oggetto, inquadrata in una teca di effimeri impulsi sessuali, pronta per essere commercializzata, mercificata, in un sistema che è retto da dinamiche consumistiche.
Ed il linguaggio misogino che caratterizza i social non ci aiuta. Tuttavia la scrittrice insiste sulla necessità di riflettere sulla possibilità della creazione di una società’ femminile che abbia memoria e ricordo delle lotte condotte e degli obiettivi perseguiti per solennizzare i nostri diritti.
Maraini ha poi insistito sull’importanza del linguaggio.
Tutto ciò che facciamo e che siamo è linguaggio: più questo è sofisticato, più ci allontaniamo da quella condizione animalesca sulla quale -come la scrittrice sostiene- “pretendiamo di aver fondato la civiltà che ci ha allontanato da ciò a cui la natura ci predispone.”
In una democrazia tutti dovrebbero avere gli stessi diritti e questo legalmente è stato ottenuto; in Europa le leggi sono cambiate, ma la mentalità, d’altro canto, è più difficile da modificare.
Il problema, ritiene la Maraini, sta nelle persone che non vogliono accettare la perdita di privilegi: di comandare, di possedere, di guidare, quei privilegi declinati per secoli al maschile.
Il linguaggio ad oggi è anche quello della seduzione, umiliante e repressivo, che rende la donna oggetto del piacere, e la cui responsabilità è da ricondurre alla colpevole pubblicità.
Il mercato impone alcune regole che sono quelle dell’acquisto e della commercializzazione; in questo modo i corpi femminili perdono il loro valore.
Per Maraini, continuare a cambiare la cultura significa investire nella formazione, studiare per comprendere dove il sistema va cambiato e modificato.
Questo confronto diretto ci ha indotto a riflettere sul senso di responsabilità che ciascuno di noi dovrebbe avere, sul valore delle parole e sull’importanza di ponderarle, perché le stesse hanno un peso.