di Kevin Aldi, Chiara Santoro e Flavia Valente Classi quinte del Liceo Scientifico –
Il film esplora la vita e le opere di J. Robert Oppenheimer, famoso per il suo ruolo chiave nello sviluppo della bomba atomica durante la Seconda Guerra Mondiale. La trama del film si concentra sulla storia del fisico, dalle sue prime ricerche accademiche fino al coinvolgimento nel Progetto Manhattan, un programma segreto per sviluppare la bomba atomica. Il film enfatizza la lotta etica di Oppenheimer nel contribuire alla creazione di un’arma così potente, contrapponendo fedeltà alla nazione e consapevolezza delle conseguenze catastrofiche della bomba. Nolan ci porta a seguire da vicino il lavoro di Oppenheimer e del team scientifico nei laboratori di Los Alamos, mostrando le loro sfide tecniche e morali mentre cercano di realizzare il potente ordigno.
Ciò che colpisce, oltre alla narrazione di uno dei momenti storici dell’umanità, è soprattutto il percorso emotivo che offre allo spettatore. Difficile inquadrarlo come film dell’horror, come thriller, come dramma giudiziario o come una commedia. L’attore protagonista è molto abile nel far trasparire ogni emozione pur interpretando un uomo talvolta introverso, che ama solitudine e silenzio. Mostro o eroe, è un uomo in pena, geniale, ma anche pieno di difetti di cui è consapevole.
Oppenheimer è un viaggio nella mente del suo protagonista. Bellissima la parte ambientata nel deserto, in cui il Prometeo moderno mostra una forza, un futuro che ignora, di cui comprende l’instabilità e i pericoli, ma tuttavia non riesce a fermarsi. È come l’Ulisse di Omero che attraversa luoghi e incontra mostri e procede verso un orizzonte assimilabile alla fine del mondo. Dominano nel film fuoco, terra, cielo, onde del mare. È un continuo alternarsi di luci e tenebre, che compaiono negli occhi del protagonista insieme alla consapevolezza di diventare distruttore di mondi. L’ambiguità morale accompagna tutto il film, dove non c’è un colpevole, non c’è un innocente, perché in ogni sistema di potere vi è una giustificazione plausibile. Lo spannung del film è la detonazione della prima bomba atomica durante il test Trinity nel deserto del Nuovo Messico nel luglio del 1945. Questo evento segna un punto di svolta nella storia mondiale ed è reso in modo epico nella narrazione di Nolan e curato nei minimi dettagli.
Un’altra sequenza degna di nota è quella che anticipa la parte finale del film: Cillian Murphy, nei panni di Oppenheimer, entra nello Studio Ovale dove c’è il presidente Harry S. Truman: si incontrano la mente e il braccio. Oppenheimer è assalito dai sensi di colpa, dice che le sue mani sono sporche di sangue. Con tono sprezzante Truman si assume ogni responsabilità, dal momento che l’ordine di far alzare in volo la Little Boy è partito dalla Casa Bianca e offre così ad Oppenheimer un fazzoletto bianco con cui asciugarsi le mani.
Di particolare rilievo all’interno della storia è il fisico Albert Einstein, il quale ha sviluppato un rapporto di reciproca stima personale con il protagonista. Spesso i due si sono confrontati sulle idee e progetti, compreso quello della bomba atomica. Ricordiamo che il fisico si fece promotore, insieme a Russel di un manifesto, noto come Manifesto Russell-Einstein, controfirmato da altri 11 scienziati e intellettuali di primo piano, con il quale si invitavano gli scienziati di tutto il mondo a riunirsi per discutere sui rischi per l’umanità prodotti dall’esistenza delle armi nucleari. Era un accorato appello affinché gli uomini di scienza si adoperassero per la pace e contro ogni investimento bellico degli studi nucleari.
Dal film infine traspare il genio di Nolan che, attraverso il bianco e nero, alterna scene della vita e dell’impegno di Oppenheimer e del processo-inchiesta cui fu sottoposto nel 1945, al termine del quale gli fu vietato l’accesso ai segreti atomici, anche per le sue passate simpatie comuniste. Una curiosità: Nolan per la realizzazione del film ha utilizzato la tecnologia IMAX, che sta per Image Maximum e che permette di avere immagini alla massima risoluzione e qualità. In tal modo lo spettatore ha avuto l’impressione di essere più vicino alla storia.
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